martedì 3 dicembre 2013

non può piovere per sempre ...


Piove sul giusto e piove anche sull'ingiusto; ma sul giusto di più, perché l'ingiusto gli ruba l'ombrello.
Lord Bowen, in Walter Sichel, Sands of Time, 1923

Aurel Bauh - Un coin de ma fenêtre (distorsion), 1930-1934

Non scrivo da tanto, risucchiata dal vortice di troppi impegni, persa nei meandri dei numeri verdi che promettono assistenza ai clienti ...
La burocrazia avrà la meglio su di me, ne sono certa.

E mentre inveisco a voce alta contro musichette irritanti che annunciano operatori impegnati in altre conversazioni e la candida disorganizzazione di chi so io, mentre visualizzo scenari infernali in cui continuo a chiedere prestiti per pagare multe a chiunque senza chiedermene più il motivo, improvvisamente guardo fuori dalla finestra.

I vetri di questa casa, in alcune stanze, sono quelli originali. 
Vetri spessi, irregolari.

Fuori piove. 

La musichetta dal telefono solletica la mia ansia ...
Non so se a causa dell'effetto vagamente deformante dei vetri o forse per la pioggia insistente, ma ho come l'impressione che il mondo lì fuori si stia sgretolando.
Poi sospetto che sia qualche lacrima impigliata fra le ciglia a far traballare il mondo, chissà quando potrò tornare a casa mia ...

La musichetta s'interrompe, l'operatore è disponibile, la mia voce no.
Rimango con il suono vuoto e ottuso della comunicazione interrotta che si propaga per la stanza, più tardi ci riprovo, prometto a me stessa, quando il mondo oltre la finestra avrà smesso di piangersi addosso. 

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