giovedì 1 marzo 2012

domandare è lecito, rispondere (con rispetto) è cortesia.

Cortesia è saggezza, e quindi scortesia è ottusità. 
Farsi dei nemici con un'insolenza non necessaria rappresenta una frenesia, quale potrebbe essere quella di incendiare la propria casa. 
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851
L'urlo di Munch
L'attesa nella sala d'aspetto degli ospedali mi lacera. 

Si sta tutti lì a condividere lo stesso peso come rassegnati telamoni.
Osservo il volto degli altri e lo spazio diventa labirinto di specchi, il riflesso del mio dolore si confonde con quello del dolore altrui.

Il silenzio è opprimente, ferito di tanto in tanto da un brusio di preoccupazione, da suonerie sguaiate, da lacrime silenziose e incontenibili, da furtivi sospiri di sollievo ... Sullo sfondo gracchia il suono irriverente del display e lancia il dado: avanti un altro.
Si consumano le ore in attesa che tutto finisca, che qualcuno ti comunichi che il filo a cui è appesa la vita di chi ami è stato riannodato anche per questa volta e intanto il tempo si allunga in uno spazio sempre più intricato, da che parte sarà l'uscita?   Rimaniamo in piedi sui cocci aguzzi dell'attesa.

Nel tentativo di attenuare il disorientamento emotivo ecco che vai incontro all'unico dolore insopportabile: la beffarda villania dell'addetta alle informazioni, fastidiosa e superflua come il sottile taglio provocato dalla carta. 
La sobrietà dell'abito è contraddetta dal rosso carminio delle labbra, ho la sgradevole impressione di trovarmi di fronte ad un specchio deformante: l'impiegata, infatti, pare quasi trarre soddisfazione dallo smarrimento altrui, esibisce l'ingenua certezza che davanti ai suoi occhi, anziché persone consumate dal dispiacere, sfilino quotidianamente turbe di gente ottusa e dalle limitate facoltà intellettive! 
Probabilmente, più prosaicamente, mette in scena per se stessa l'illusione di esercitare sugli altri un potere, un'autorità.

Non si aspetta una reazione, non è abituata.
Sicuramente sotto tutto quel belletto, il porpora della collera le ha bruciato i capillari; spiazzata dal mio disprezzo contenuto e dalla logica inespugnabile delle mie osservazioni per un po' non avrebbe maltrattato oltre la sensibilità altrui.   
Il dolore merita rispetto, lo sopporto in silenzio, ma non riesco a tollerare il fastidio di un insulso taglio da carta provocatomi da una burocrate impertinente. 

E dal rossetto decisamente troppo rosso ... 

Nessun commento:

Posta un commento