venerdì 27 gennaio 2012

a futura memoria

Rossana Taormina, Ritratto di classe (persistenza #3), 2011


C'è un paio di scarpette rosse 

C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
"Schulze Monaco"
c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald

servivano a far coperte per soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c'è un paio di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald

erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perchè i piedini dei bambini morti non crescono

c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.

poesia di Joyce Lussu

giovedì 26 gennaio 2012

la notte


Itzhak Belfer - The Mass Grave, 1963

Riflettevo così quando sentii il suono di un violino. Il suono di un violino nell’oscura baracca dove dei morti si ammucchiavano sui vivi. Chi era quel pazzo che suonava il violino qui, sull’orlo della propria tomba? O era solo un’allucinazione?

Doveva essere Juliek.

Suonava un frammento di un concerto di Beethoven. Non avevo mai ascoltato suoni così puri. In un tale silenzio.

Com’era riuscito a svincolarsi, a estrarsi di sotto al mio corpo senza che io lo sentissi?

L’oscurità era totale. Sentivo soltanto quel violino ed era come se l’anima di Juliek gli servisse da archetto. Suonava la sua vita. Tutta la sua vita scivolava sulle corde. Le sue speranze perdute, il suo passato bruciato, il suo avvenire spento. Suonava quello che non avrebbe mai più suonato.

Non potrò mai scordare Juliek. Come potrei scordare quel concerto dato per un pubblico di agonizzanti e di morti! Ancora oggi, quando sento suonare Beethoven, i miei occhi si chiudono e, dall’oscurità, sorge il volto pallido e triste del mio compagno polacco che dava l’addio col suo violino a un uditorio di moribondi.

Non so per quanto suonò. Il sonno mi vinse, e quando mi svegliai, sul fare del giorno, vidi Juliek di fronte a me ripiegato su se stesso, morto. Accanto a lui giaceva il violino, pestato, schiacciato, piccolo cadavere insolito e sconvolgente.

da La notte di Elie Wiesel

mercoledì 25 gennaio 2012

meditate che questo è stato



foto da internet
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.


Primo Levi, Se questo è un uomo

martedì 24 gennaio 2012

diario ...

 Anne Frank  


È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ci ucciderà, partecipo al dolore di migliaia di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno la pace e la serenità.


da Il diario di Anne Frank

sabato 21 gennaio 2012

la ragazza con la valigia

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.
Marcel ProustAlla ricerca del tempo perduto, 1913/27 


Rossana Taormina - dettaglio illustrazione dal libro "Giocare a Palazzo Mirto", 2009 
Da giorni ormai parto, arrivo, vado, torno.
Il bagaglio è sempre uguale con poche integrazioni, ho dimenticato qualcosa in giro, nelle stanze che mi hanno ospitato in questi strani giorni.

Oggetti persi, zavorre di pensieri superflui.

Ieri notte, immersa nella luce lattiginosa e anonima di un vagone di un treno deserto, guardando il finestrino ho visto solo il riflesso del mio viso che scorreva nel buio, in corsa verso il nulla.
Quel viso, il mio, mi è apparso estraneo, stanco: una cartina geografica sulla quale erano stati diligentemente segnati tutti i miei recenti spostamenti.

Poi, tentando di guardare oltre quel nero assoluto e indecifrabile, ho incontrato lo sguardo della mia immagine riflessa e ho riconosciuto i miei occhi, loro sono sempre uguali, quella sono io.
Rassicurata, mi sono abbandonata ad un sorriso e il mio riflesso me lo ha restituito, il paesaggio non si vede ma so che è sempre lì, avvolto dalla notte, e so che io sono qui, presente a me stessa, anche se adesso rimango nascosta tra le mie preoccupazioni.

Poi il treno, alla fine di un tragitto interminabile che non ha risparmiato nessuna fermata intermedia, ha portato me e la mia valigia al punto di partenza e mi sono incamminata nella notte a me familiare, ho percorso la strada illuminata dalla luce artificiale, seguita dalla nuvola nera dei miei pensieri ma preceduta dalle immagini dei miei futuri progetti e se avessi potuto specchiarmi, ne sono certa, avrei visto i miei occhi brillare nel buio.   

martedì 10 gennaio 2012

siamo dei senza-età ...

Rossana Taormina, "Sogni ricorrenti #2", 2007

Ho appena iniziato a leggere L'immortalità (Adelphi) di Milan Kundera: tutti abbiamo a disposizione innumerevoli combinazioni di parole ma le sue da quale inaccessibile universo parallelo provengono?

"Con una certa parte del nostro essere viviamo tutti fuori dal tempo. Forse è solo in momenti eccezionali che ci rendiamo conto dei nostri anni, mentre per la maggior parte del tempo siamo dei senza-età."

domenica 8 gennaio 2012

uno studente (fin troppo) zelante...

 La vera eloquenza consiste nel dire il necessario e soltanto il necessario.
François de La RochefoucauldMassime, 1678


Signora, si accomodi - così mi accoglie nel suo negozio il cortese proprietario, di evidente origine asiatica - guardi tranquillamente e se ha bisogno di aiuto io sono qui.

Io, in bilico tra l'ammirazione e l'invidia (dal basso della mia non brillante padronanza della lingua inglese per non parlare poi della pronuncia anglo-sicula ...), lo ascolto conversare con gli altri clienti e rimango piacevolmente stupita nel constatare come una persona la cui lingua d'origine è totalmente diversa da quella (perfettamente) acquisita nel Paese d'adozione, usi consapevolmente anche il congiuntivo, spesso ignorato dai miei stessi connazionali...
Ma quanto ha studiato?!
Se non lo tradissero i tratti somatici e una leggera stortura della fonetica, potrei affermare che la nazionalità del proprietario del negozio sia indiscutibilmente italiana e il suo modo di parlare molto appropriato.

Signora - continua dopo un po', chiaramente fiero tanto della propria abilità nella conversazione quanto dell'attività lavorativa - il nostro negozio propone tanti modelli (!) in tutti i colori, abbiamo anche tutte le taglie: piccole, medie, grandi e ... perfino per lei!

giovedì 5 gennaio 2012

mercoledì 4 gennaio 2012

2012

Augurarsi e augurare che l'anno nuovo risulti migliore del precedente è consuetudine antica. E significativa. Ci dice come in tutta la storia dell'umanità non ci sia mai stato un anno così ben riuscito da chiedergli il bis.
Pino CarusoHo dei pensieri che non condivido, 2009

Philipp Igumnov
fonte immagine Compaso.eu
L'anno appena trascorso avrebbe potuto essere perfetto: ho realizzato i progetti a cui lavoro da sempre e ne ho messi in cantiere altri, è nato mio nipote, decido del mio tempo e della direzione della mia vita ... che volere di più?
Il 2011 avrebbe potuto essere veramente perfetto, ma alla fine così non è stato...
Desiderare e sperare è condizione umana e, a quanto pare, non è consentito sfuggire a questa ineluttabile tradizione.


E allora tanti auguri, a voi e a me, di un felice anno nuovo...