sabato 5 novembre 2011

parole al vento

La paura alimenta l'immaginazione.
Joseph JoubertPensieri, 1838 (postumo) 

Albin Brunovsky

Questa sera il vento soffia forte. Mi fa paura.

Nel suo soffiare si porta dietro suoni menomati, oggetti fruscianti, inquietudini lontane.
Soffiava sulla mia casa, abbandonata tra i rami degli alberi, soffia sulla mia casa imparentata coi muri altrui.

E continua a farmi paura.

Sollecita e stana la mia fragilità, vibra di pensieri nascosti, si arrotola alle frange del buio che si avvicina, scuote i vetri e i miei sensi. Come se il vento potesse strapparmi via da me stessa, come se il suo sibilo celasse occhi di lupo, minaccia invisibile e pericolosamente vicina.

Sento il suo fiato sul collo.

Mi nascondo e mi trova, il suo respiro non conosce ostacoli, i mulinelli dei miei pensieri non trovano riposo.
Ho paura del vento. Nella notte trovavo rifugio tra le coperte mentre le ombre degli alberi sconquassati mi minacciavano dalle pareti, furibonde. 
Sfinita, complice la mia insonnia subdola, mi trascinavo infine anch'io nel movimento osceno di quella danza macabra.  

Formidabile vento.

Stretta qui, tra questi muri, lo sento aggirarsi per strada, con la rabbia di bestia ferita, i suoi rantoli mi raggiungono, terribili, urlano con voce allungata di clacson veloci, di imposte aggredite, di scampoli di un sabato vociante. 
Si aggira la voce del vento sui tetti e per le strade, scuote le vecchie antenne come suonasse pallide casse toraciche esposte alla luna, esegue la triste melodia che parla dei miei incubi, di tutte le mie età.

Mi nascondo, mi raggiungerà...


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