mercoledì 30 novembre 2011

punti di vista

Il Piccolo Principe (Le Petit Prince), Antoine de Saint-Exupéry

Ricordo ancora molto bene la prima volta in cui vidi le stelle: avevo ventisei anni!

La mia ambliopia (occhio pigro; nel mio caso molto pigro) si è creativamente modificata nel tempo, arricchendosi di altre patologie con le quali non vi annoio...

Da piccola, già sensibilmente miope, sapevo che se avessi chiuso un occhio avrei visto in un modo e se avessi chiuso l'altro la stessa visione avrebbe subito un'imprevedibile mutazione...
Durante l'adolescenza portare gli occhiali è stato, inizialmente, un trauma: sembravo una professoressa di matematica (mi scuso con la categoria ma è la materia scolastica che amo meno)!
Rassegnatami  ad esibire 'sti due vetri (spessi, uno più spesso dell'altro) sulla faccia e ignorando gradualmente i commenti crudeli e senza fantasia che solo gli adolescenti sanno fare, la mia "disgrazia" mi apparve lentamente un privilegio: potevo avere quattro diverse versioni del mondo (occhio destro e occhio sinistro senza correzione, con correzione).

Sfido chiunque a vedere le opere degli Impressionisti così come posso vederle io!

Gli occhiali, però, sono fastidiosi: pesano sul naso, lo sguardo sfugge continuamente al di sopra o al di sotto della lente, si appannano i vetri quando scoli la pasta, se piove non vedi più nulla e al mare, facendo il bagno senza occhiali, saluti la boa scambiandola per la vicina di casa con indosso una cuffia di gomma... 

E così, finalmente, a ventisei anni, trovai il coraggio di combattere la mia repulsione verso le lenti a contatto e lo spazio circostante diventò improvvisamente nitido, da vicino e da lontano, ed io ottenni la sesta versione del mondo!
La prima sera che indossai le lentine e guardai il cielo, rimasi interdetta a faccia in su, in bilico tra le lacrime e la risata, con gli occhi puntati al cielo per un tempo interminabile ...

Quando ricordo quella sensazione penso sempre che Pirandello dopo Ciaula scopre la luna avrebbe potuto scriverne una versione leggera e comica ispirata alla mia scoperta.
Io le stelle, infatti, le ho sempre viste (con gli occhiali) per come vengono disegnate nei libri illustrati: a cinque punte! 
Per me è quella la loro rappresentazione scientifica!

Figuratevi lo stupore quando le ho viste (almeno così credo) come le vedete voi ...

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sabato 26 novembre 2011

Premio O.R.A.: il mio nome è nella lista degli artisti selezionati!



http://www.premio-ora.it/
"Il Premio O.R.A. è rivolto a tutti gli artisti senza limiti di età, nazionalità e mezzo espressivo. E' nato per offrire opportunità solide all'interno del sistema dell'arte italiano e per creare contatti reali e concreti tra gli artisti e alcune delle gallerie più attive su tutto il suolo nazionale."

QUI la lista completa dei vincitori
QUI le opere dei 650 (circa) partecipanti
QUI ci sono io

mercoledì 23 novembre 2011

il giro del mondo

Se il mondo non servisse a nient'altro, è per lo meno un eccellente oggetto di meditazione.
William Hazlitt, Characteristics, 1823
Appleglob, Kevin Van Aelst

Ho trascorso l'intera giornata andando in giro per mercatini, rigattieri, negozi di libri usati alla ricerca di un atlante geografico vecchio e vissuto.

Alla mia richiesta mi sono sentita rispondere di tutto... 
Un commerciante, mosso a pietà, mi ha rassicurato dicendomi che uno nuovo me lo poteva passare al prezzo di uno vecchio!

Le volte in cui ho insistito con una certa energia per ottenere di poter visionare edizioni datate mi hanno tempestato di domande su cosa mai avrei dovuto farmene e non vi riferisco delle espressioni sui loro volti quando ho risposto che ne avevo bisogno per il mio "lavoro"... sono proprio stanca, ho esaurito pazienza e fantasia.
Nell'oscurità solo uno di loro ha brillato: ha capito cosa cercavo, mi ha trovato un'edizione meravigliosa, ma, purtroppo, non adatta al lavoro che ho in mente di ricavarne.

Così, se anche domani la mia ricerca non darà i frutti sperati, dovrò, a malincuore, dire di no ad un progetto artistico al quale sono stata invitata a partecipare con una mia opera. 
Si può proprio affermare che mi sento il peso del mondo sulle spalle! 

Per una curiosa associazione di idee (atlante geografico, il mito di Atlante e il peso del mondo) ho ripensato ad una mia collega dei tempi dell'ufficio. Per un periodo abbiamo condiviso la stanza.
Lei, molto brava e precisa, era chiaramente vittima del "complesso di Atlante", da sempre convinta che senza il suo supporto l'azienda sarebbe precipitata nel nulla.
Io, dal canto mio, pur affannandomi esattamente come lei, convivevo con la consapevolezza che sprofondavamo inesorabilmente (noi, non l'azienda). 
Insomma un mix esplosivo...

Ad un certo punto ho immaginato sarebbe stato carino avvisare gli impavidi capi, colleghi e/o assistiti che varcavano la soglia della stanza aggiungendo ai nomi sulle targhette dietro la nostra porta, un'avvertenza di questo tipo: 
Ics Ypsilon -  attenzione soffre del complesso di Atlante
Rossana Taormina - attenzione soffre del complesso di Atlantide*! 

* qualora tale complesso già esistesse, invito gli psicologi che leggono il mio blog a disilludermi senza pietà, prometto che rinuncerò ai miei diritti d'autore comportandomi da adulta responsabile e che mi riprenderò dalla delusione causatami dalla notizia (prima o poi...).

venerdì 18 novembre 2011

domani sarà un mese...

Nascere è ricevere un intero universo in dono.
Jostein GaarderIn uno specchio, in un enigma, 1993

Philipp Igumnov
Come vi avevo anticipato in un mio precedente post, abbiamo una splendida novità.

A casa di mia sorella Fabrizia, la più piccola di noi tre, è arrivato, in anticipo di un mese, un bimbetto tondo tondo, il primo nipote tutto mio (gli altri quattro me li ha "prestati" mio marito...).
Gli ho dato il benvenuto da dietro un vetro mentre la sua mamma per giorni lo ha abbracciato ogni tre ore, stanca e felice in quell'ospedale a 100 km da casa, perché quelli più vicini non potevano accoglierli.

Ma Filo (noi lo chiamiamo così) sarà anche il mio figlioccio e io la sua madrina!
Quando guardo Filo penso che questo sarà finalmente un bel Natale pieno di speranza per il futuro, penso che la sua nascita mi ha fatto temporaneamente riconciliare con l'odore ostile dell'ospedale.
Penso che potrò tenere di nuovo fra le braccia un bimbo piccolo, raccontargli storie, sfogliare assieme libri illustrati, riempirlo di matite colorate e pasta modellabile.
Penso che è come se mio figlio avesse un fratellino, penso allo stupore che vedrò nei suoi occhi mentre giorno per giorno scoprirà la vita.

Caro Filo, se io potessi confezionarti dei doni, proprio come le fate madrine delle fiabe, queste sarebbero le parole del mio incantesimo:
che tu possa crescere sano, sereno, curioso e giusto 
che tu riesca sempre a imparare dai tuoi errori 
che tu possa non sottovalutare mai la bellezza del cielo adagiato sulla terrazza dei nonni.

lunedì 14 novembre 2011

alla finestra

La città consente di vedere senza essere visti e di essere visti senza vedere.
Serge DaneyCités Cinés, 1987
Edward Hopper


Trovo grande consolazione nella contemplazione della struttura urbana, nell'autorevole bellezza dei suoi palazzi antichi come nella malinconica nudità di scheletriche periferie.

In particolare, quando ho bisogno di stemperare lo scompiglio delle mie passioni e alleggerire la pressione delle mie preoccupazioni, ricorro ad un rimedio infallibile nascosto tra le pieghe della città al tramonto: osservarne le finestre. 

Non mi interessa sorprendere e spiare l'intimità altrui, il dato umano è assolutamente privo di interesse per me, quello a cui miro è cogliere l'anima della stanza che si è improvvisamente illuminata, respirarne l'atmosfera, assorbirne il segreto...
Camminare per le vie o lasciarmi trasportare in macchina con gli occhi persi nel buio, tesi a scorgere una finestra che si accende all'improvviso, rappresenta per me la più efficace terapia per rasserenare la mia anima.
La città inaspettatamente mi mette a parte dei suoi segreti, ogni finestra mi racconta una storia diversa, mi riduce al silenzio e s'impossessa della mia attenzione, ogni fibra del mio organismo brucia nell'attesa della narrazione.

Tutte le storie hanno un loro fascino, dietro il sipario di tende e persiane si mettono in scena frammenti di vita vissuta, le trame si rivelano attraverso una grammatica che spesso mi commuove: lampadari arancioni, vecchie librerie, carte da parati, ritratti, specchi...
Così io mi perdo nell'immaginare chi abbia momentaneamente animato quella scena: una mamma che prepara la cena intonando una canzone, una vecchia professoressa che si rifugia tra i suoi libri, una famiglia che si riunisce davanti alla TV, un alieno appena rincasato dopo dieci ore di lavoro in banca che appende all'attaccapanni  la sua sembianza umana come fosse un cappotto...

Lentamente, come l'effetto della fiaba su un bambino prima del sonno, tutto il peso della giornata scivola via, si mescola a racconti di giornate altre, possibili o surreali; la città, immenso albo illustrato, guida i miei pensieri verso percorsi diversi, diluisce i colori della mia tensione in sfumature leggere.

Infine rincaso, serena e soddisfatta, velocemente annoto suggestioni sul mio taccuino per trasformarle in racconti, poi, spente tutte le luci, mi affaccio alla finestra per contemplare la profondità della notte, per trattenere negli occhi un'altra immagine della mia città prima di scivolare nel sonno.
Talvolta accendo la luce per qualche istante, chissà che storia sussurra al buio la mia finestra...

sabato 12 novembre 2011

W l' Italia!

Chi si aspetta che nel mondo i diavoli vadano in giro con le corna e i buffoni coi sonagli sarà sempre loro preda e il loro zimbello.
Arthur SchopenhauerParerga e paralipomena, 1851






Oggi 12 novembre 2011, alle 21.30 circa, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è dimesso!


sabato 5 novembre 2011

parole al vento

La paura alimenta l'immaginazione.
Joseph JoubertPensieri, 1838 (postumo) 

Albin Brunovsky

Questa sera il vento soffia forte. Mi fa paura.

Nel suo soffiare si porta dietro suoni menomati, oggetti fruscianti, inquietudini lontane.
Soffiava sulla mia casa, abbandonata tra i rami degli alberi, soffia sulla mia casa imparentata coi muri altrui.

E continua a farmi paura.

Sollecita e stana la mia fragilità, vibra di pensieri nascosti, si arrotola alle frange del buio che si avvicina, scuote i vetri e i miei sensi. Come se il vento potesse strapparmi via da me stessa, come se il suo sibilo celasse occhi di lupo, minaccia invisibile e pericolosamente vicina.

Sento il suo fiato sul collo.

Mi nascondo e mi trova, il suo respiro non conosce ostacoli, i mulinelli dei miei pensieri non trovano riposo.
Ho paura del vento. Nella notte trovavo rifugio tra le coperte mentre le ombre degli alberi sconquassati mi minacciavano dalle pareti, furibonde. 
Sfinita, complice la mia insonnia subdola, mi trascinavo infine anch'io nel movimento osceno di quella danza macabra.  

Formidabile vento.

Stretta qui, tra questi muri, lo sento aggirarsi per strada, con la rabbia di bestia ferita, i suoi rantoli mi raggiungono, terribili, urlano con voce allungata di clacson veloci, di imposte aggredite, di scampoli di un sabato vociante. 
Si aggira la voce del vento sui tetti e per le strade, scuote le vecchie antenne come suonasse pallide casse toraciche esposte alla luna, esegue la triste melodia che parla dei miei incubi, di tutte le mie età.

Mi nascondo, mi raggiungerà...


giovedì 3 novembre 2011

... io ho festeggiato "i morti"


Non esiste separazione definitiva fino a quando c'è il ricordo.

Isabel AllendePaula, 1995

Philip Giordano


Fin da piccola ho amato la festa dei morti.

Il cimitero sulla collina nel paese di mamma, con i suoi vialetti curati ed eleganti, accoglieva paziente l'incedere disordinato di tre bambine sorridenti, talmente innamorate della vita da amarne perfino la sua fine, con quello slancio ingenuo che si perde con l'età...
Come ci ha insegnato mamma non trascuravamo mai di lasciare un garofano o una margherita sulle sepolture più antiche o dimenticate, perché nessuno in quei giorni rimanesse escluso dalla festa, disadorno di fiori e preghiere.

Poi tutti al cimitero del paese dove abitavamo, splendido giardino dove il tempo pare sospeso.
L'angelo della cappella di famiglia ci salutava con il sorriso di chi guarda lontano mentre noi ci incantavamo a sentir parlare del nonno che non avevamo conosciuto ma che nella mia fantasia diventava ogni anno di più un modello da seguire, affascinata dalla sua  vita breve ma avventurosa.

E poi pupi di zucchero accompagnati da vassoi di dolciumi e frutta di Martorana si materializzavano negli angoli più improbabili delle case di bisnonni, nonni e zie che ci raccontavano di aver sentito un rumore nella notte e di aver trovato quel regalo lasciato lì per noi da trisavoli e prozie a cui volevamo bene grazie ai racconti che di loro si facevano in casa.

Anche adesso che ho troppi cimiteri da visitare e fatico a tornare su in collina, la festa dei morti rimane una tradizione irrinunciabile, un inno alla vita. Sono giorni in cui l'affetto, il ricordo trionfano sull'inevitabile fine di un'esistenza e i bambini, ma non sono i soli, si affidano felici alla promessa che anche chi va via continui a vegliare su di loro, affondano il viso sorridente tra le accoglienti braccia della speranza: la morte è solo una separazione momentanea...