lunedì 31 ottobre 2011

per chi festeggia Halloween...

E se il morire fosse solo una tradizione?
Stanisław Jerzy Lec, Nuovi pensieri spettinati, 1964


mercoledì 26 ottobre 2011

non è giornata...


Ha da passà 'a nuttata.
Eduardo De FilippoNapoli milionaria, 1945

Rossana Taormina,  "Catatonia", 2007

Oggi mi sento di vetro.

Trascino per le strade il mio involucro fragile e trasparente.
L'affaccendarsi inconsapevole dei miei organi, il ribollire dei miei pensieri, i viraggi del mio umore sono sguaiatamente esposti, si offrono nudi allo sguardo miope di un eventuale pubblico.

La pressione di una foglia caduta da un ramo potrebbe incrinare la mia struttura esterna, tracciarle sopra  ragnatele di inesorabili vene: non me ne curo e tuttavia i miei sensi sono in allerta, tristemente furiosi come uno sciame di api rinchiuso in un barattolo.

Mi aggiro, senza avvertire rumore al di là del gorgoglio interiore, mentre le ottuse immagini del mondo di fuori attraversano la mia superficie, si rifrangono, si deformano: io le ignoro.
Le mie preoccupazioni ordiscono trame infinite, aeree ma non leggere, mentre sembra quasi che io aspetti con desiderio il momento di andare in frantumi per poter riporre finalmente organi e pensieri di nuovo al loro posto.

Oggi mi sento di vetro.

Può scalfirmi tutto o forse solo la solita punta di diamante chiamata attesa.

lunedì 24 ottobre 2011

vita da mamma

Ogni potere umano è composto di tempo e di pazienza
Honoré de BalzacEugènie Grandet, 1833


Altra settimana intensa ma faticosa, fisicamente ed emotivamente.

In uno dei prossimi post vi svelerò una splendida novità, intanto mi soffermo sulla difficoltà di essere sempre presente ed efficace nel tamponare tutte le emergenze della famiglia anche senza l'aiuto di una bacchetta magica.

Se tu sei la mamma devi sempre infondere sicurezza, anche se il panico ti paralizza devi allenare i muscoli facciali a dipingere in automatico un credibile sorriso rassicurante. Anche se sei quasi certa che, come nelle serie americane, basti dire "andrà tutto bene" affinché si scateni il finimondo, tu devi comunque pronunciare con convinzione quelle parole, perché tu sei la mamma.

Nascondi un'identità segreta, inforchi ogni mattina gli occhiali da sole e ti trasformi in una super eroina non appena il pargolo entra in classe. Sfrecci sulla tua utilitaria e cominci la missione: traffico, posteggio (nella mia città è un'impresa per chiunque), spesa, faccende, studio e lavoro. 
Ad ora di pranzo, se papà non può, devi correre a prendere il bambino a scuola, cercando di districarti dal posteggio senza tamponare le auto degli altri genitori mentre la luce dei tuoi occhi dal sedile posteriore ti mitraglia di racconti pieni di dettagli (corredati di domande trabocchetto per testare la tua attenzione) e quindi di nuovo traffico, posteggio, pranzo e poi... si ricomincia. 
Pomeriggio: sport, catechismo, musica, traffico e posteggio, cena, merenda per la ricreazione del giorno dopo, la divisa da stirare, doccia e finalmente accompagni tuo figlio a letto concludendo (si spera) la giornata con qualche pagina di lettura da uno dei libri sul suo comodino. 
A questo punto, se residuano energie, puoi finalmente parlare con tuo marito... del bambino! 

Ma a volte queste tranquille giornate, al cui ritmo coinvolgente non saprei mai rinunciare, si corredano di ulteriori eventi che si consumano in località mai distanti meno di 100 km, per cui devi scattare ed essere presente come figlia, come sorella, come amica... e poi tornare a casa e dire che tutto è a posto, schivare le domande insidiose del figliolo e infondergli certezze che non hai... mentre tu desideri solo disfarti di quei cavolo di occhiali da sole e tornare semplicemente un essere umano; vorresti tanto che proprio in quel momento qualcuno ti dicesse "andrà tutto bene" alla faccia della sfiga che porta 'sta frase.

martedì 18 ottobre 2011

... dente per dente...



Un volto senza tratti caratteristici è come un libro di cui non si può citar nulla.
Joseph Joubert, Pensieri, 1838 (postumo)




DiastemaSpazio esistente fra due denti, che il più delle volte sono gli incisivi centrali superiori e/o inferiori. Frequentemente, ma non sempre, si accompagna alla presenza di un frenulo notevolmente spesso. Si tratta di un difetto estetico che può essere corretto con opportuni procedimenti di ortodonzia.

Questa è una delle definizioni che ho trovato sul web.
Da adolescente ho iniziato le cure di ortodonzia per correggere il "difetto estetico". Quando la finestrella si è chiusa e si sarebbe dovuto procedere con un ulteriore intervento per mantenere il risultato raggiunto, ho chiesto che tutto tornasse come prima. Non mi riconoscevo più nell'immagine riflessa dallo specchio e non è una bella sensazione.

Certo i miei lineamenti ne avrebbero guadagnato, il mio viso sarebbe stato sicuramente più elegante... ma io sono così, ho i denti "larghi" (locuzione local per diastema) e anche sporgenti, come Pippo, il personaggio di Walt Disney che per far spiccare Topolino deve recitare la parte dell'amico scemo. 
La gente ti fissa quando sorridi (e io lo faccio spesso), poi si abitua, qualcuno si spinge perfino a trovare il difetto interessante.

La solita storia: difetto rispetto a cosa? A quale presunta perfezione? Siamo una minoranza ad avere questo spazio tra i denti e ciò lo fa considerare un deragliamento dai binari della normalità (?), però una minoranza ha gli occhi azzurri e a molti piacerebbe sfoggiarli...

Sempre con questa idea di dover correggere, sistemare, uniformare, se il problema è solo estetico secondo me intervenire dipende dalla percezione che ne ha l'interessato, diversa è la faccenda se ci sono ripercussioni sulla salute (e temo che prima o poi dovrò cedere anch'io, chiudere la finestrella e domare i miei denti).

Come vedete dalle foto (non so se mi individuate facilmente), sono in buona compagnia, peccato che i miei genitori non abbiano provveduto a incorniciare il mio diastema ispirandosi ai lineamenti dell'una (Ashley Smith) o dell'altra (Vanessa Paradise), effettivamente io poi mi sento più vicina alla Pippi Calzelunghe della TV... e per fortuna non ho mai aspirato a diventar modella ... ma questo è un altro post.
Mi sembra che le foto mostrino due belle donne, io non vedo difetti, non direi mai a una di loro "fatti sistemare 'sti denti che non ti si può guardare".

Grande soddisfazione quando capita a me d'incontrare la persona sensibile e ben educata che, scandalizzata e talvolta anche leggermente disgustata,  mi indirizza un "fatti sistemare 'sti denti che non ti si può guardare".
Certo, ribadisco, non somiglio a queste due bellezze ma anche l'interlocutore/trice non è che solitamente faccia girar la testa per strada...
La faccenda a questo punto diventa, per me, una rara opportunità di mettere in campo i residui della feconda fantasia che mi contraddistingueva nell'infanzia ( per mio marito, che coglie lo scintillio nei miei occhi, quando rispondo a domande insolenti, qualunque esse siano, scatta invece un minuto di puro terrore ).

Ultima risposta a  "fatti sistemare 'sti denti che non ti si può guardare", in ordine temporale, accompagnata da uno dei miei sorrisi più sfacciati, è stata la seguente:  ho chiesto io al dentista di modificare il mio sorriso nel modo in cui attualmente appare perché avevo bisogno di un difetto che evitasse alla mia perfezione di rendermi irrimediabilmente noiosa allo sguardo altrui. Se vuoi ti do il numero del dottore, è un professionista insuperabile. 

Solitamente l'altro/a, immune all'ironia, alla mia risposta surreale rimane in silenzio, disorientato e comunque della sua idea, mentre io continuo a sorridere soddisfatta e a... denti larghi!

sabato 15 ottobre 2011

per tirare la cinghia dovrei prima riuscire a comprarne una

Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti.
Ettore Petrolini

Settimana complicata, per fortuna si è quasi conclusa.
Ho anche gli strascichi di una sorta di congiuntivite che ha limitato le mie attività preferite, compresa quella di scrivere sul blog...
Limitato ma non impedito, sono molto soddisfatta qualitativamente della "piega" che sta prendendo uno dei miei lavori in cantiere... sarà che a me le difficoltà  ispirano.

Non vi annoio con le peripezie nelle quali siamo rimasti coinvolti, sono certa che ne sapete quanto me.
Vado direttamente alle conclusione tratta dal superamento di una di queste avventure metropolitane: ho capito, concretamente, cos'è 'sta famigerata "crisi". 

Odio lo shopping (lo so... pare assurdo), mi annoio da morire a scegliere vestiti e scarpe, preferisco cartolerie, ferramenta e mercatini di tutti i tipi.
Comunque, costretta dalla necessità, ieri ho intrapreso la ricerca di una semplice maglietta bianca a maniche corte per bambino, a quanto pare merce rara. 
Non l'ho trovata, ci arrangeremo con quelle che già abbiamo, ma la cosa folle è che non ho trovato... i negozi.

Infatti molti dei negozi dove, fino a giugno scorso, ho acquistato qualcosa hanno lasciato spazio ad altri esercizi commerciali, tra cui particolarmente presente la tipologia "Compro oro" (!). Ho girovagato anche un po' disorientata dalla situazione, poi ho notato una costante che mi ha lasciata perplessa.

I locali che prima accoglievano catene di abbigliamento a costi democratici adesso ospitano, o si preparano a ricevere, grandi firme dai costi proibitivi. Con una canottiera di seta copri l'anticipo per la macchina nuova!
E mentre da Zara ci aggiravamo le solite quattro casalinghe con le fronti corrugate dallo sforzo di calcolare, dopo una complicata raccolta dati, quale capo (scontato) potesse meglio rappresentare il perfetto equilibrio qualità/prezzo, questi saloni del lusso, ricettacolo del superfluo, erano relativamente pieni di gente che acquistava, pagava e sorrideva!

domenica 9 ottobre 2011

e io che pensavo fosse tutta colpa della pizza!


Quest'anno, dopo uno scientifico monitoraggio del mio peso per comprenderne il mistero della lievitazione a dispetto di un'alimentazione equilibrata e moderata nelle quantità, ho scoperto che prendo un chilo per ogni pizza che mangio e (orrore) per disfarmene impiego più di 7 giorni!

Ridimensionato il consumo della pizza, non senza fatica, rimango in attesa del miracolo: indossare di nuovo la 44, non immaginate quanto aumenti la scelta dei vestiti rispetto alla taglia 48/50 e quanto si risparmi...
Certo l'inspiegabile aumento di peso si è arrestato, ma non vedo i risultati sperati... ma come... ho rinunciato alla pizza!

Mio marito l'altro giorno ridendo mi legge un articolo* (pseudo?)scientifico dove si attribuisce parte della responsabilità dell'aumento di peso a shampoo e detergenti.
Quindi no a pizza e shampoo quotidiano. 

E non finisce qui. Ieri la mia attenzione è stata catturata da un programma su Sky dove un personal trainer sottolineava l'eventualità molto probabile che l'obesità sia agevolata dalla vita stressante e dalla tendenza alle... lacrime.
Non vi so riportare con precisione quale meccanismo inneschi nell'organismo il pianto, interferisce con l'insulina, si tirava in ballo il cortisone: pare che il corpo attivi uno "stato d'emergenza"  che lo induce a trattenere i grassi... boh!
La faccenda si complica: no a pizza, shampoo, lacrime, intemperanze. 

Tirando le somme ho ben poche speranze di dimagrire: da quando avevo 18 anni lavo i capelli tutti i giorni,  i motivi di stress, che oggettivamente mancano, li trovo io per mia natura e mi commuovo perfino quando finisco un libro perché devo dire addio ai personaggi ai quali, durante la lettura, mi sono affezionata come fossero reali.

Mentre rifletto se sia preferibile rimanere una taglia 48 con i capelli in ordine e il mio temperamento passionale oppure, anche se un po' sciatta e flemmatica, ritornare una 44 ... quasi quasi mi vien voglia di una bella pizza!


* se vuoi leggere l'articolo fai clic qui

lunedì 3 ottobre 2011

ma il cielo è sempre più blu...


La bellezza delle cose esiste nella mente che le contempla.
David HumeSaggi, 1741/42


Finalmente l'autunno, unica stagione in cui recupero la più profonda radice di me stessa.

Tempo in cui pianto i semi dei miei pensieri e accudisco i germogli dei tanti progetti, tempo in cui, fin dall'inizio dei miei giorni, la vita mi rinnova le sue promesse: l'aria diventa fresca e leggera, il cielo si ammorbidisce di nuvole gonfie e i colori della natura mi riempiono di speranza.
Sono questi i mesi in cui il mio corpo e il mio spirito, deposte le armi, si incontrano in un'armonia feconda. 
I fastidi e le insofferenze dell'uno non interferiscono con le intemperanze dell'altro.

Da bambina, quando tutti amavano la primavera o l'estate, io, già un po' decadente, aspettavo l'autunno. 
La campagna dei nonni si rivelava nella sua veste più elegante, il mistero contorto delle foglie cadute nel viale di casa o in strada era per me, per la mia vista, per le mie mani, un richiamo irresistibile...
E così ho deciso: da grande non rinuncerò a questa pienezza, userò i colori, le forme, le parole perché tutti la possano vedere.     

Ancora oggi è questo il momento dell'anno in cui mi si rivela la bellezza, assoluta e indescrivibile.  
Tutto si placa pur mantenendo vigore e vitalità, la luce si stempera, le sfumature sgargianti e rumorose dell'estate lasciano il posto all'intensità di toni più maturi, affidabili. 
I colori li respiro, mi riempio il cuore di bruni caldi e crepitanti, l'ocra mi scorre nelle vene, il verde si prende cura di me, il blu mi accoglie e mi placa. 

Non so se avete mai prestato attenzione ai cieli di ottobre, alla loro potente mobilità, alla barocca dialettica tra celeste e bianco. Cieli in cui le evoluzioni delle nuvole ti regalano ancora mutevoli forme da individuare: un pesce, un elefante, un pomeriggio di tanti anni fa...
Mi ricordano, le nuvole, quando mia nonna esponeva al sole la lana dei cuscini e dei materassi di allora, ed è un' immagine che adoro riattivare.  

E io torno a credere che tutto sia possibile su questa terra, che niente si sia irrimediabilmente consumato ma, semplicemente, ha cambiato forma; mi consolo, in fin dei conti non ho perduto l'amore delle persone che il tempo mi ha sottratto... e allora con gli occhi del ricordo riaccendo i loro sorrisi, sono sempre là.

Ogni autunno io torno a me stessa, faccio un bilancio, raccolgo e poi guardo avanti.
Quest'autunno, se mi osservo, colgo di nuovo il sorriso di tanti anni addietro, le guance arrossate per le corse in mezzo ai campi e l'entusiasmo per i giorni che verranno.
Ho mantenuto la promessa che mi son fatta quel giorno lontano, ho recuperato il mio sentimento di pienezza;  la piantina della mia esistenza non poteva sopravvivere in quel vaso sulla scrivania, sotto un neon ottuso e sprezzante. 

Adesso il seme dei miei giorni si fa largo tra il marrone della terra screpolata, aspirando all'azzurro terso del cielo e userò forme, colori e parole di cui sono capace perché la bellezza sia visibile a tutti.